MILANO – Il Prof. Franco Ascani, Membro della Commissione Cultura ed Educazione Olimpica del CIO e Presidente della FICTS – Fédération Internationale Cinéma Télévision Sportifs, già Segretario Generale del Comitato Organizzatore di Milanolimpica 2000 (quello ispirato da Gianni Brera), ha dichiarato:
“Oggi, come allora, sostengo che la candidatura per i Giochi Olimpici, in questo caso Roma 2024, costituirà un fattore di sviluppo, di slancio e di forza motrice per lo sport italiano, con l’obiettivo di far crescere la cultura sportiva del Paese (che ne ha bisogno). L’Italia ha capacità, uomini e mezzi per essere sede dei Giochi. Milano – dopo EXPO 2015 – potrebbe essere sede anche delle attività culturali previste dal dossier di Candidatura dei Giochi. L’Italia può farcela se vorrà e se saprà giocare bene le carte utilizzando TUTTE le risorse umane disponibili per analizzare le soluzioni per riportare nel nostro Paese il più affascinante evento di cultura sportiva del pianeta, con i giovani a fare da protagonisti”.
Di seguito invece, il presidente della FICTS (Fédération Internationale Cinema Television Sportifs) Prof. Franco Ascani in esclusiva ai microfoni di Sport Small Tv, il canale youtube di SportSmall.it, nell’intervista rilasciata a Max Cavallaro. (Continua dopo il video)
VIDEO PARTE 1
IL SALTO DI QUALITA’ DELLA 32.MA EDIZIONE DI SPORTS, MOVIES & TV “, l’evento (della durata di una settimana) è la conclusione di 16 festival svoltasi nei 5 continenti. Con il nostro ambizioso slogan ‘La federazione è cultura attraverso lo sport’ abbiamo cercato di inserire oltre alle proiezioni, ai prodotti televisivi e dei new media, momenti di confronto e dibattito tra addetti ai lavori e tra un pubblico più ampio e internazionale con la presenza di registi, produttori, operatori, uomini di sport e del comitato olimpico”. Lo sport all’interno di questo spazio ha un ruolo fondamentale: “Viene considerato da tutte le angolature, come elemento sociale, di tolleranza e di benessere fisico. Non è presente solo la fiction, che riguarda una sezione, ma anche produzioni e documentari”. Passando dalla forma alla sostanza Ascani rileva in questa 32.ma edizione “un salto di qualità nei contenuti. Oltre 900 opere sono state selezionate attraverso i vari festival. Quanto è arrivato a Milano, ovvero le 150 opere che la giuria ha scelto di proiettare sono di livello medio-alto rispetto a una decina di anni fa”. Il discorso cade inevitabilmente sulla qualità generale del cinema in Italia, all’apparenza un po’ in difficoltà: “Prima ci si poteva avvalere di qualche finanziamento e contributo. I tagli hanno certamente influito in senso negativo. Gli stessi filmaker devono fare una riflessione. Non possono più innamorarsi della loro idea ma, ahimè, devono cercare di rincorrere il mercato e ciò va a scapito dell’arte. Bisogna necessariamente concepire opere in grado di ottenere visibilità televisiva”. (Continua dopo il video)
VIDEO PARTE 2
ZEFFIRELLI, VELTRONI, BACH L’ultima edizione ha visto la presenza, in modalità differenti, di queste tre grandi personalità. “I tre momenti potrebbero essere intitolati ‘Emozioni attraverso lo Sport’. Mi ha emozionato anche la consegna di un premio a Giuseppe Rovelli, recordman a 96 anni nel lancio del peso e del martello, e uomo che ha dedicato la vita a far crescere i giovani attraverso lo sport. Alcuni giorni prima del Festival il maestro Zeffirelli aveva comunicato l’impossibilità di venire a Milano a causa delle sue condizioni di salute. Lo abbiamo premiato nella sua casa di Roma, dove siamo stati accolti con grande entusiasmo. Peccato siano andati in onda solo 2 minuti di un colloquio durato più di un’ora. Lui senza peli sulla lingua si era espresso in una serie di valutazioni sul mondo dello spettacolo, del cinema e della politica. Sarebbe stato bello registrarlo e farlo ascoltare a tutti”. Walter Veltroni ha invece ricevuto un riconoscimento in nome del padre, personaggio degli albori di Radio e Tv, nate rispettivamente 90 e 60 anni fa. Vittorio Veltroni era infatti giornalista e radiocronista e direttore del primo telegiornale: “Noi siamo molto sensibili a dare un riconoscimento a persone che si sono spese e hanno fatto ‘qualcosa’ di davvero significativo. Infine Thomas Bach, presidente del CIO, ha inviato un videomessaggio. “Era assente perché impegnato a Montecarlo in un’assemblea del comitato olimpico internazionale a discutere delle nuove linee nella gestione dei Giochi, delle candidature e dei programmi frutto di un lungo lavoro con 14 commissioni. Il suo intervento è stato fin troppo entusiasta nei confronti miei e della nostra federazione. L’apprezzamento rivoltoci comunque, ci sprona ad andare avanti e ad agire bene”.
LA NASCITA DI SPORTS MOVIES & TV “Devo dire grazie al mio predecessore, Bruno Beneck, regista televisivo, rappresentante in Italia della MGM e presidente della federazione del baseball. Era un grande creativo, aveva tale idea e mi chiamò: ‘Ho questa creatura, solo tu puoi dare una mano per concretizzare il progetto. Io ho una certa età e le assemblee, i voti… non fanno parte del mio mestiere”. Così Ascani si è rimboccato le maniche fino ad arrivare alla formula sportiva del festival, un circuito internazionale con varie fasi. (Continua dopo il video)
VIDEO PARTE 3
LA CENTRALITA’ DI MILANO “Milano vuole essere un punto di riferimento. E’ la sede della Ficts, con 113 paesi affiliati, anzi vi posso anticipare che sono da poco 114 si è aggiunto il Costarica”. Nella città meneghina il prossimo anno si svolgerà la tanto attesa Esposizione Universale: “Qualcuno ha detto che abbiamo fatto un anticipazione dell’Expo. Non siamo così ambiziosi e tuttavia abbiamo portato i personaggi di tutto il mondo a visitare le località turistiche della Lombardia, per renderli consapevoli delle potenzialità della regione di modo che diventino essi stessi dei promoter nei loro Paesi in vista di Expo 2015”. Comunque non è tutto oro quel che luccica. “Milano deve stare attenta a non perdere gli ultimi autobus. Siamo riusciti a portare qui la finale mondiale ma c’è il rischio che venga richiesta da altre città come Doha, Abu Dhabi e Pechino. Hanno voglia, desiderio e interesse di trasformare la fase conclusiva in un mega evento mondiale coinvolgendo i 1172 canali televisivi sportivi del pianeta con una visibilità mediatica senza precedenti, inferiore solo a quella delle Olimpiadi”. E a proposito di Olimpiadi, il capoluogo lombardo sarà attrezzato per i Giochi del 2024? “Si tratta di dire se c’è la volontà politica di ospitare i Giochi, prima di un Paese, poi della città principale e poi delle altre dove disputare alcune gare. Oggi Milano non ha un Palazzo dello Sport. E’ necessario riflettere prima sull’essenziale, ricreare un tessuto tra i giovani e le scuole. La candidatura si assegna sette anni prima, 7 anni non sono pochi per mettere a punto determinati obiettivi. In tale lasso di tempo è possibile costruire una città. A Kazan in un anno e otto mesi hanno realizzato uno stadio da 70.000 posti nel quale si sono disputate le Universiadi”.
LA NASCITA DELLA PASSIONE PER LO SPORT E UN PERCORSO LUNGO 50 ANNI “Nel 1964 ho iniziato con l’atletica leggera, ero il più giovane presidente di una società. Come atleta erano state alterne le mie fortune nel salto in lungo. Nella finale dei campionati studenteschi fui sostituito da un ragazzo che non aveva fatto le selezioni e mi infuriai. Quel ragazzo si chiamava Sergio Ottolina e sarebbe diventato primatista europeo nei 200 metri… Tornando all’atletica abbiamo cominciato al campo Cappelli, con i Trofei Città di Milano. Si correva al pomeriggio e all’esterno c’erano ancora le macerie della guerra. In seguito è avvenuto il trasferimento al campo XXV Aprile ai piedi della ‘montagnetta’ di San Siro. Lì stabilimmo un record: una multa per ogni partecipante, 1172 in tutto, perché era stato tagliato un angolo di verde per accorciare il campo. Cercai di spiegare alla pattuglia di vigili solo alcuni erano responsabili, non tutti. Ne nacque un alterco verbale”. L’inizio insomma è contrassegnato da episodi curiosi, da aneddoti e pure da ostacoli significativi: “Dal provveditorato agli Studi partivano circolari nelle quali si spiegava che l’ufficio non si assumeva responsabilità per gare definite ‘strane’, organizzate non si sa da chi…”. Poi, all’Arena, l’approdo finale. “Per primi abbiamo battagliato sullo svolgimento delle gare in orario scolastico. Qualcuno si è stupito quando abbiamo comunicato di aver raggiunto il numero di 3 milioni di studenti in pista: per trasparenza e per dimostrare che non mentivamo sono stati pubblicati anno per anno i nomi dei partecipanti, delle scuole elementari e medie. Abbiamo sempre promosso lo sport per tutti, gratuito e con l’appoggio di uno sponsor, la centrale del latte di Milano, mentre con Maurizio Nichetti abbiamo dato vita al primo film sui Trofei di Milano”. La situazione attuale qual è? “Non potendo cambiare la mentalità dei genitori, troppo tifosi, abbiamo sostituito le gare individuali con quelle di staffetta all’Arena. Inoltre non mancano attività formative (creazione di slogan, scrittura di articoli sportivi) e visite nelle scuole. Proiettiamo video educativi e promuoviamo il dibattito con i ragazzi”.
L’APPROCCIO DEI GIOVANI ALLO SPORT E LA QUESTIONE STADI “La preoccupazione oggi è grande. I giovani delle nostre scuole non hanno fiato, l’attività fisica viene tralasciata: forse i ragazzi sono bravissimi alla playstation. Li vedo arrivare stremati alla fine delle gare dei 500-600 metri. Pesa in maniera significativa un’alimentazione sbagliata. Lo sport può e ha l’obbligo risolvere questi problemi ma non vive d’aria bensì di aiuti e sostegni. Non bastano le tavole rotonde e le conferenze”. Sostegni e aiuti, che nella lunga carriera, sono arrivati ad Ascani spesso solo a parole, non nei fatti. Per fortuna abbiamo trovato 80 volontari, tenerli assieme non è semplice e vanno anche motivati a fronte di dimezzamenti e tagli di finanziamenti. E’ indispensabile preparare un programma e un percorso, con il contributo di ogni componente, che supporti e vada oltre l’alfabetizzazione motoria e la scuola di sport. Perché lo studio è un diritto e lo sport no?”. Tra i nodi da sciogliere la questione degli stadi. “Due anni fa Mohamed Al Fayed mi ha invitato a Londra ad assistere a una gara del suo Fulham. Bene, il piccolo impianto ha un ingresso solo e per raggiungere la tribuna d’onore si passa sotto la curva degli ospiti: con la sciarpa della squadra di casa abbiamo fatto il percorso venendo applauditi da tutti i supporters avversari”. Una cultura simile latita in Italia: “Non credo ai blocchi (a Seul nell’’88 nello stadio Olimpico non c’erano sbarramenti e girai intorno alla struttura) e alla tessera del tifoso. Credo all’educazione della società, a pene certe, e i club dovrebbero farsi un esame di coscienza perché qualche responsabilità ce l’hanno. Altrimenti è inutile portare i bambini allo stadio: trovarsi in mezzo ai lacrimogeni non è piacevole”.
Giorgio Meroni