LOUISVILLE (KENTUCKY) – L’ex grande pugile Muhammad Ali, che da molti anni soffre di Parkinson, è ricoverato in ospedale a causa di una lieve forma di polmonite. Lo riportano i media statunitensi. Il ricovero dovrebbe essere di breve durata. “E’ in condizioni stazionarie e la prognosi è buona” ha detto Bob Gunnel, secondo quanto riferisce l’Ansa. Il portavoce non ha voluto invece dire in quale ospedale si trova Ali e riferire altri dettagli per mantenere la privacy della famiglia. Il tre volte campione mondiale dei pesi massimi è comparso pubblicamente l’ultima volta a settembre nella sua città natale, a Louisville, nel Kentucky, per la “Muhammad Ali Humanitarian Awards” durante la quale non ha però parlato.
Nelle prossime giornate sono attese nuove notizie su quella che è una leggenda della boxe. Ali, nato come Cassius Marcellus Clay Jr il 17 gennaio del 1942, si formò nella palestra Columbia da cui ebbe inizio la sua grande carriera da dilettante. Il mondo cominciò a conoscerlo alle Olimpiadi di Roma del 1960 quando vinse l’oro nella categoria dei pesi mediomassimi. Nello stesso anno avvenne il passaggio al professionismo. Il 25 febbraio 1964 arrivò la definitiva consacrazione con la conquista per la prima volta della corona di campione del mondo dei pesi massimi ai danni di Sonny Liston.
Il giorno seguente ci fu la conversione alla fede islamica, l’adesione alla Nation of Islam e il cambio legale di nome in Muhammad Ali. Le conseguenze per questa scelta non tardarono ad arrivare: le principali sedi pugilistiche e Las Vegas respinsero Ali e così la rivincita con Liston si svolse nel 1965 a Lewsiston, nel Maine. Nel 1967 il rifiuto di andare a combattere in Vietnam portò al ritiro della licenza dalle commissioni atletiche pugilistiche degli Usa, l’arresto e la condanna a cinque anni di reclusione. I suoi avvocati riuscirono a evitargli il carcere, prima dell’assoluzione del 1971 per un’irregolarità nelle indagini svolte: poté ricomparire sul ring e tornò a essere il numero 1 del mondo grazie al successo su George Foreman nel 1974.
Ali lasciò la boxe nel 1981 e tre anni dopo gli venne diagnosticato il morbo di Parkinson che non gli ha impedito di impegnarsi nella diffusione dell’Islam e in numerose attività di beneficenza. Lo spirito battagliero del resto non è mai mancato al campione: fin da giovane prese a cuore la questione della segregazione razziale affiancando Martin Luther King e Malcom X e procurandosi molte critiche per la netta scelta di campo. Le cronache vogliono che abbia gettato nel fiume Ohio la medaglia d’oro vinta a Roma nel 1960 per protestare contro il suo Paese e la discriminazione contro i cittadini di colore. La medaglia gli fu riconsegnata nel 1996 alle Olimpiadi di Atlanta dove accettò di accendere il fuoco olimpico: l’aspetto di un uomo provato nel corpo dalla malattia commosse il mondo intero.
Giorgio Meroni