MILANO – Il Milan perde un pezzo della propria storia. Venerdì 9 gennaio è scomparso all’età di 71 anni dopo una lunga malattia Angelo Anquilletti. Per tutti i tifosi milanisti era l'”Anguilla rossonera”. Grande terzino destro, classico 2, di quelli che oggi non esistono più, Anquilletti giocò nel Milan dal 1966 al 1977 vincendo tutto: 1 scudetto, 1 coppa dei Campioni (nella storica finale con l’Ajax del 1969), 1 Coppa Intercontinentale, 2 coppe delle Coppe e 4 Coppe Italia e disputando complessivamente 418 gare ufficiali (nono posto nella classifica delle presenze di tutti i tempi). Pilastro della squadra di Nereo Rocco, oltre che quella del Milan, vestì le maglie della Solbiatese, dell’Atalanta e del Monza chiudendo la carriera a 38 anni. Fece parte anche della rosa della Nazionale azzurra che vinse gli Europei nel 1968. I funerali dell’ex campione si terranno lunedì 12 gennaio alle ore 15.30 presso la Chiesa dei Santi Marco e Gregorio in via Visconti a Cologno Monzese.
LA BENEFICENZA Anquilletti aveva un cuore grande, forse troppo: non si tirava mai indietro se bisognava aiutare il prossimo. La sua generosità spesso gli ha creato parecchie difficoltà. Fino a poco prima della scoperta del grave male che lo ha colpito, ha partecipato a tante partite di beneficenza (mettendo in campo la sua proverbiale grinta), non rifiutando mai i numerosi inviti senza naturalmente chiedere nulla in cambio, perché per lui fare del bene era più importante di tutto. Anguilla era l’esatto contrario dei calciatori di oggi, più impegnati a urlare contro compagni e avversari, a mostrarsi e a farsi paparazzare che a lottare su ogni pallone per la propria squadra. Qualcuno gli ha voltato le spalle, non i compagni di mille battaglie, su tutti Giorgio Biasiolo, Lino Golin e Giovannino Lodetti, rimastigli accanto sino all’ultimo.
IL RICORDO DEL MILAN Il Milan ha voluto ricordare Angelo Anquilletti con un toccante messaggio apparso sul sito ufficiale del club: «Un gigante del Milan è in viaggio. Sta raggiungendo Roberto Rosato e il Paron Rocco. Caro, carissimo, Anquilletti. Dolce, sereno, milanista. E’ dura oggi ripensare al sorriso dell’Anguilla. Al suo marcato e inconfondibile dialetto milanese. Uno di noi, uno sempre con noi. Uno della sala macchine, Anquilletti. Vinceva, sorrideva e si stringeva la sua maglia. Niente lustrini, niente riflettori. Ma tanta sostanza. Angelo e i campioni d’Italia, d’Europa e del Mondo degli anni ’60 erano fatti così. Il Milan sapeva tutto della malattia dell’Anguilla e ha fatto di tutto per potergli stare vicino. Cudicini, Anquilletti, Schnellinger…la nostra formazione filastrocca, i nostri miti, i nostri ricordi. Pace e amen, caro Angelo. Fai buon viaggio e non dimenticarti mai del tuo Milan, così come noi non dimenticheremo Te».