COLOGNO MONZESE (MILANO) – Una grande folla ha salutato per l’ultima volta Angelo Anquiletti lunedì 12 gennaio a Cologno Monzese. Moltissimi cittadini hanno infatti partecipato ai funerali dell’ex campione del Milan, tenutisi nella Chiesa dei Santi Marco e Gregorio. La funzione è stata officiata dal Parroco Don Bruno Meani e da Don Luciano Mandelli. Numerosi personaggi del mondo dello sport hanno preso parte alle esequie. Erano presenti Fabio Cudicini, il tedesco Karl-Heinz Schnellinger (così per un pomeriggio si è ricomposto il trio iniziale della mitica formazione del Milan: Cudicini, Anquilletti, Schnellinger…), Giovanni Lodetti, Pierino Prati, Lino Golin, Saul Malatrasi, Giorgio Biasiolo, Gino Maldera, Silvano Villa, Walter De Vecchi, ovvero i compagni in rossonero di “Anguilla” oltre all’ex grande capitano Franco Baresi, all’ex centravanti di Fiorentina e Lazio Paolo Monelli, a Gian Filippo Reali, difensore tra le altre squadre di Avellino e Fiorentina negli anni ’70 e ’80, e a Pierluigi Marzorati, presidente del Comitato Regionale Coni della Lombardia, e in passato grande cestista . Anche il mondo del giornalismo ha reso omaggio ad Anquiletti con Alberto Cerruti (La Gazzetta dello Sport), Franco Ordine (Il Giornale) e Tiziano Crudeli (Italia 7 Gold). In rappresentanza della Curva Sud del Milan Giancarlo Capelli (il Barone), leader storico della tifoseria milanista. Non potevano poi mancare le associazioni per le quali Anquiletti ha giocato per anni, fino alla scoperta della malattia, partite di beneficenza: “Solidarietà è”, “Medicuore-Associazione Medici Monza e Brianza” e “Glorie del Calcio”. Tutto il mondo dunque al quale “Anguilla” ha dedicato la sua vita. (continua dopo la foto).
LE AUTORITA’ CIVILI Sulla bara di Anquilletti, applaudita all’entrata e all’uscita dalla Chiesa, sono state posate la maglia del Milan, con la cucitura della coccarda tricolore della Coppa Italia e della Nazionale italiana campione d’Europa del 1968, mentre davanti all’altare i gonfaloni del Milan, dell’Atalanta, del Coni lombardo e del Comune di Cologno Monzese. Tra le autorità civili in prima fila c’erano il Sindaco Mario Soldano, il presidente del Consiglio Comunale Isidoro Volpe e l’Assessore Giovanni Cocciro, insieme ad alcuni consiglieri. (continua dopo la foto)
IL RICORDO DI UN TIFOSO Al termine della funzione è stata letta una lettera inviata da un supporter rossonero di Napoli, Corrado Izzo. Questo il testo: «Sei stato uno degli eroi della nostra infanzia. Gli eroi dell’infanzia sono quelli che non te li scordi più, per tutta la vita. Sono quelli che ti evocano sempre le stesse sensazioni, a 10 anni come a 70, quelli che quando ci pensi ti fanno stare bene, quelli che ti riportano ad un mondo lontano e a ricordi felici. Inevitabilmente il pensiero corre a quelle domeniche degli anni 60 e 70. Domeniche di nebbia, di pioggia o di sole, con l’erba del campo tagliata male e la segatura davanti alle porte, con le maglie da gioco un po’ rozze e infeltrite, spesso nemmeno tutte uguali, con i numeri cuciti, sempre dall’1 all’11, con quella galleria di volti e personaggi un po’ naif che fondamentalmente era una cosa che non è più oggi: uno sport. Senza orecchini, senza creste, senza cambiare una fidanzata a settimana, e se anche lo facevi lo sapevi soltanto tu, senza la telecamera che ti veniva a riprendere nello spogliatoio mentre ti infilavi gli scarpini». (Continua dopo il fimato)
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«In quel mondo che ti è appartenuto, caro Anguilla, – continua – non c’erano prima seconda e terza divisa di gioco e nemmeno trentotto scritte diverse sulle maglie. Anche col vecchio televisore in bianco e nero capivi subito se stava giocando il Milan, l’Inter o la Solbiatese, e gli eroi della domenica diventavano persone di famiglia, come se fossero tuoi amici. Soffrivi e gioivi con loro. Così lontani e così vicini. Ecco, tu per tutti noi sei stato “uno di famiglia”. Uno che ti potevi fidare, uno che stava dalla tua parte, uno che avresti potuto anche dargli la tua vita nelle mani e sapevi che non ti avrebbe tradito. Di te porterò nel cuore il tuo senso di appartenenza, le tue lacrime dopo Verona 73, la tua dedizione e la tua applicazione, sempre fedele alla consegna, anche quando il Paron ti diceva “..tu colpisci tutto quello che si muove. Se è la palla, meglio! Una persona irreprensibile, mai una parola fuori posto. Forse, tutto sommato, avevi capito di essere un fortunato a fare un lavoro che ti aveva dato notorietà e benessere, e hai ripagato con il tuo impegno sempre costante. Ecco perché tutti noi, che a quei tempi eravamo bambini, dobbiamo dirti grazie. Grazie per averci fatto credere in valori positivi, per essere entrato di diritto nell’immaginario collettivo di tutti gli appassionati veri, grandi e piccoli, per aver contribuito a rendere felice l’infanzia di molti di noi. L’esempio di uomini come te non muore mai, nemmeno quando la vita finisce. Ciao Anguilla».