Si è conclusa la mostra fotografica organizzata dalla Uisp nel salone dell’ex Ateneo di Città Alta, con le storie degli atleti deportati nei campi di concentramento. Stimati in un migliaio i visitatori. Il presidente Ferrandi: “Siamo soddisfatti, ma non finisce qui”. In cantiere un grande evento rugbistico per celebrare i 70 anni della Liberazione
BERGAMO – C’è grande soddisfazione in casa UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) per il risultato ottenuto dalla mostra fotografica “Campioni nella memoria”, organizzata con la collaborazione dell’ISREC (Istituto per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea) di Bergamo e il patrocinio del Comune di Bergamo e di quello di Scandicci. L’esposizione fotografica si è chiusa nella giornata di ieri, dopo due settimane intense e che, in base alle stime degli organizzatori, hanno portato nel salone dell’ex Ateneo di Città Alta circa un migliaio di visitatori.
Tra questi, oltre al presidente della Uisp nazionale, Vincenzo Manco, anche la curatrice della mostra, Barbara Trevisan, arrivata sabato a Bergamo direttamente da Scandicci per un evento dibattito durante il quale ha raccontato la sua esperienza. Trevisan, insegnante di scienze motorie presso l’Istituto Spinelli di Scandicci – e due volte campionessa italiana di pallavolo con lo stesso Scandicci – ha raccontato con intensità i vari stimoli che la hanno spinta a ricercare storie di atleti, non solo ebrei, che non essendosi voluti allineare alle ideologie naziste e fasciste hanno dovuto subire la deportazione nei campi di concentramento.
“La mostra è nata dalla convinzione che la trasmissione della memoria spetti a tutti, ma in modo particolare a chi è stato toccato dalla tragedia delle deportazioni”, ha spiegato la curatrice, che ha poi emozionato i presenti – tra cui l’onorevole Pia Locatelli – narrando la storia della sua famiglia: “Entrambi i miei genitori sono stati deportati: mia madre era di origine polacca, mentre mio papà ha partecipato alla campagna di Grecia. Ho deciso di raccontare la mia storia a scuola, e da lì non mi sono più fermata, visto l’interesse che questi racconti suscitavano nei ragazzi. L’obiettivo era quello di far rivivere queste persone: dietro a queste storie ci sono vite reali, vissute, che emozionano. Come dice Isabel Allende, “Non esiste separazione definitiva finchè vive il ricordo”.
Stimolata dalle parole di Fabio Canavesi, tra i principali organizzatori dell’evento per conto della Uisp, Trevisan ha poi portato a esempio il caso del pugile Jakob Bambeger: di origine Sinti, lo sportivo fu deportato a Buchenwald, soffrendo torture indicibili, e fu usato come cavia dovendo bere per giorni solo acqua salata, per capire quanto i piloti nazisti potessero sopravvivere in caso di ammaraggio: “E’ una storia a cui sono particolarmente legata – ha detto Trevisan -. Ricordare queste persone è importante, trasmettendo i loro valori ai giovani”.
Dopo la tappa bergamasca da domani, martedì 14 aprile, la mostra sbarcherà a Marzabotto, il paese emiliano dove nel 1944 fu compiuto dei più feroci eccidi del nazismo. Qui l’esposizione proseguirà, con Bergamo che passerà a Marzabotto un simbolico testimone di pace, contro gli orrori di tutte le guerre. “Ma ci è stato già chiesto di riportarla in provincia, visto l’interesse che ha saputo suscitare”, commenta soddisfatto il presidente della Uisp di Bergamo, Milvo Ferrandi. Il numero uno provinciale anticipa poi una nuova iniziativa per celebrare il settantesimo anniversario della Liberazione: “A maggio si terrà un triangolare amichevole per ricordare la figura di Aldo Battagion, antifascista e fondatore del Rugby Bergamo. Lo sport resta un importante volano per veicolare messaggi importanti: il rugby, con i suoi valori, è ideale per trasmettere un messaggio di pace”.
Comunicato Stamapa