La REDAZIONE di SportSmall.it ha intervistato in esclusiva Paolo Poddighe, Vice Presidente Vicario Nazionale della FitArco, rappresentante del Collegio Nord Ovest e Isole e n° 1 del Cip Sardegna.
Quali sono i prossimi appuntamenti che vedono impegnati gli atleti di tiro con l’arco?
«La Nazionale ha appena concluso uno stage in vista delle Olimpiadi e ce ne saranno altri per preparare al meglio questo evento. Sono già qualificate la squadra maschile, una donna e potrebbe essere in corsa per l’appuntamento anche la squadra femminile. Nel mese di giugno verranno definite le scelte perché il 26 luglio si partirà per il Brasile».
Come sono i numeri della FitArco a livello nazionale?
«Abbiamo 22.000 tesserati e 500 società. Molto buona è l’attività giovanile che consente il ricambio per la nazionale. Emblematico è il caso di David Pasqualucci, laureatosi campione del mondo Junior ad Ankara. Grazie alla scuola federale della Cantalupa stanno nascendo nuovi validi arcieri e abbiamo aderito all’iniziativa del CONI Trento “Progetto Talenti”».
Qual è l’età migliore per cominciare a tirare con l’arco?
«Tra i 7 e gli 8 anni, per iniziare a familiarizzare con il gesto tecnico e acquisire le doti di base necessarie. Poi a 9 anni noi inseriamo i bambini nell’attività ‘agonistica’, in particolare con il Trofeo Pinocchio. A 12-13 anni l’avvio dell’agonismo di alto livello e possiamo capire se il giovane possiede talento o meno».
Cosa insegna questo sport ad un atleta?
«Essendo uno sport di tiro è di notevole aiuto per la concentrazione e serve a stabilizzare la personalità. Inoltre consente di staccare dai ritmi moderni prevenendo dai rischi derivanti dallo stress».
Lei è anche presidente del Cip Sardegna. Come è il rapporto tra il tiro con l’arco e il mondo paralimpico?
«Un rapporto di perfetta simbiosi e la disciplina permette agli atleti paralimpici di gareggiare con i normodotati, con risultati di rilievo».