Focus: Totti
di Max Cavallaro
MILANO – Leggenda. È tutta qui, la paola da usare in questi casi, quella incastrata nella roccia a un passo dalla cima dell’Olimpo. Lettere che insieme si rileggono e si rileggeranno, a lunga distanza nella storia. Al fianco di queste, ce ne sta bene un’altra: Totti. Quarant’anni sul campo e non sentirli. Bandiera, una delle ultime per la Roma ma anche per l’intera collana di tomi impolverati che formano l’antologia del giuoco del calcio.
Difficile rimanere insensibili d’innanzi ad uno sportivo, che ad un’età dove i più hanno già smesso da un pezzo, lo trovi ancora li a combattere sul campo e ad essere decisivo quasi talvolta come a vent’anni ma che oggi più di allora, con un bagaglio di esperienza che lo rende in grado di gestire al meglio, ottimizzandolo, il proprio conta giri. Peccato (partendo dal suo attuale allenatore…) che non tutti abbiano creduto a questo piccolo miracolo, fisico, agonistico e sportivo.
Ma ciò che fa più male a noi, che ci occupiamo in prevalenza di sport giovanile è che Capitan Francesco, rappresenta l’ultimo talento a livello internazionale proveniente e costruito (senza dimenticare le doti naturali, sia chiaro) del vivaio calcistico Italiano. L’ultimo di una generazione che ad oggi sembrano campioni irripetibili: Cristian Vieri, Filippo, Inzaghi, Vincenzo Montella, Alex Del Piero, Fabio Cannavaro, Andrea Pirlo (nati tra il 1973 ed il 1979). Qualcuno di questi ha trascinato l’Italia sul tetto del mondo nel 2006. E dopo di loro? Abbiamo più avuto campioni così grandi? Dai risultati, con la nazionale o con i club, sembrerebbe di no.
Oggi, Francesco Totti è il più grande spot per il calcio Made in Italy, ma anche l’ultima occasione per avere un punto di riferimento dal quale il calcio giovanile italiano deve ripartire. Il prossimo consiglio federale ed il prossimo presidente della Figc, dovranno concentrarsi su questo punto. Se oggi anche una squadra come la Juventus da sempre quasi una compagnia di bandiera, ha invece cominciato a puntare alla Champions, guardando prevalentemente al mercato calciatori estero, significa solo che dai nostri campi arriva poco e non di quella qualità che aveva contraddistinto invece i calciatori italiani nati negli anni ’70.
La differenza di qualità tra quei grandi giocatori sopra citati, e gli attuali, è dovuta alla carenza di qualità derivata dalla poca frequenza con la quale i giovani (da almeno vent’anni) rimangono a contatto con il pallone. Una volta c’erano gli allenamenti con la propria squadra come oggi, e ok, ma all’epoca rientrati a casa, oltre allo studio, ci si ritrovava in cortile o ai giardinetti e persino all’oratorio a giocare al pallone. In quelle occasioni si sviluppavano e si tentavano colpi spettacolari, quelli che poi se sei i bravo, ti fanno fare la differenza, quelle prodezze che i ragazzi di oggi, compiono ma solo virtualmente, davanti ai videogames… (che non sono un male, se usati per un tempo relativamente breve e se aggiunti, al gioco all’aria aperta). Intanto la cosa più importante: Buon Compleanno, Francesco Totti!
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