COLOGNO MONZESE – Giovedì 29 settembre 2016, all’interno di “Tiki Taka – Sul tetto del mondo”, l’edizione speciale dedicata agli 80 anni di Silvio Berlusconi, in onda alle ore 19.00 su Italia 1, sono state trasmesse alcune dichirazioni esclusive Eccole:
Galliani dichiara: «Il Milan di questi 30 anni è figlio della rivoluzione che Berlusconi ha fatto in tutti i settori. Non ha innovato solo il calcio, è diventato Presidente del Consiglio solo sei mesi dopo la nascita del partito, ha costruito città mentre gli altri costruivano palazzi e ha rivoluzionato anche la televisione italiana. Berlusconi ha condizionato gli allenatori? Il presidente ha sempre avuto un modulo preferito che è il 4-3-1-2. I migliori giocatori del Milan di Berlusconi? Van Basten e Galliani sono stati i due più grandi giocatori di questi 30 anni di presidenza Berlusconi. Totti cercato dal Milan? Si, quando era ragazzo provammo a prenderlo ma la sua famiglia decise di restare a Roma a giocare nella squadra della sua città. Francesco ha avuto una storia calcistica quasi identica a quella di Maldini: tutti e due hanno fatto 25 stagioni con la stessa maglia. Il rapporto con l’Inter? Noi con l’Inter abbiamo sempre avuto un buonissimo rapporto, al di là della rivalità sul campo. Bacca sul mercato? Alla fine è rimasto qui. Quanto conta nel calcio la scaramanzia? Zero, quando giocavano Van Basten e Gullit non contava: cambiavo cravatta ogni partita. Un messaggio per Berlusconi? Ho visto il presidente oggi a pranzo, sono con lui da 37 anni, mi ha cambiato la vita, mi ha insegnato molte cose e gli faccio i più sentiti auguri di compleanno perché se li merita».
Van Basten dichiara: «I successi del Milan grazie ai tre olandesi? Abbiamo avuto fortuna perchè abbiamo trovato anche grandi giocatori italiani che hanno giocato bene per noi. Non abbiamo vinto solo grazie agli olandesi. Il modulo giusto è quello con le due punte? La differenza la fanno i giocatori non il modulo. Io credo che un allenatore deve capire quanto sono bravi i giocatori e poi cercare il giusto modulo adatto a loro. Un giudizio su Higuain? E’ un buon giocatore, anche perché è costato 94 milioni di euro. De Boer allenatore? È una brava persona e un buon allenatore, il calcio in Italia è un’altra cosa rispetto a quello olandese ma farà bene. Bisogna dargli tempo. Un messaggio per Berlusconi? Gli faccio molti auguri e posso dire che sono stato molto orgoglioso di aver lavorato con lui».
Gullit dichiara: «Sono diventato un professionista al Milan e gli anni al Milan mi hanno fatto diventare un uomo, oltre che un giocatore professionista. De Boer allenatore? Ha bisogno di tempo e penso che farà bene. E’ un buon allenatore che sa quello che vuole. Il rapporto con Franco Baresi? E’ una brava persona, un vero capitano, faceva tutto per il bene del Milan e io sono stato orgoglioso di essere stato un suo compagno di squadra. Lo stimo ancora molto anche se dopo gli anni al Milan abbiamo preso strade diverse e siamo finiti in parti diverse del mondo. Aneddoti delle mie stagioni al Milan? In Italia ho cercato di portare anche la mia mentalità olandese, quella di non aver mai paura di niente e di pensare di essere sempre il migliore. Al Milan appena arrivato ci hanno fatto stare un ritiro di 10 giorni, non ero abituato e ho chiesto di andare al cinema. Io e Van Basten siamo andati al cinema. E poi una volta prima di una partita contro il Real Madrid Ancelotti mi prese in giro perché lui non aveva chiuso occhio mentre io avevo dormito tutta la notte senza sentire la tensione per la gara e non si capacitava come avessi fatto».
Maldini dichiara: «Il primo incontro con Berlusconi? Arrivò nella sala pranzo e ci fece il discorso dove ci disse che voleva che la nostra diventasse la squadra più forte al mondo. Sinceramente alcuni si misero a sorridere ma quello era solo l’inizio di un’epoca incredibile guidata da Silvio Berlusconi. Con il presidente ho sempre avuto un rapporto particolare perché ho più o meno la stessa età di Piersilvio, con cui mi frequentavo, e quindi andavo spesso ad Arcore anche quando non c’era. Mi trattava veramente come un figlio. A livello tecnico il suo sogno è sempre stato quello di vedermi giocare in attacco, e ogni tanto lo diceva anche agli allenatori perché diceva sempre che io avevo le caratteristiche per fare il centravanti. Con mio padre ha avuto un rapporto bellissimo, l’ha sempre voluto accanto a sé e l’ha sempre ritenuto un consigliere importante, anche perché lui era tifoso del Milan quando mio papà giocava nei rossoneri. C’era un forte legame tra di loro. Il suo rapporto con lo spogliatoio? Ogni tanto ci ha chiesto consigli nella scelta degli allenatori ma non ci siamo mai permessi di influenzare le sue scelte, anche perché sono sempre state decisioni vincenti. Lui, soprattutto negli anni di Ancelotti, ha sempre avuto l’idea di un possesso totale, di tenere la palla per 90 minuti e io molte volte cercavo di fargli capire che non era sempre facile, soprattutto contro squadra forti come Barcellona, Real Madrid, Juventus o Inter. È un esteta e di conseguenza per lui era quasi più importante giocar bene piuttosto che vincere. Era molto contento quando giocavamo bene e vincevamo e questo, grazie a Dio, è successo veramente tante volte».
Capello dichiara: «Il rapporto con Savicevic? All’inizio ha giocato qualche partita ma non correva molto e io lo toglievo. Berlusconi voleva che giocasse ma io lo toglievo poi quando ha iniziato a correre è diventato titolare. Era un giocatore di una qualità unica, introvabile e il gol nella finale del 1994 è stato da vero genio. La vittoria della Champions contro il Barcellona? E’ stato bellissimo vincerla perché eravamo sfavoriti, tatticamente l’abbiamo preparata benissimo e i giocatori fecero tutto perfettamente. Con quanti attaccanti giocavo? Le mie squadre hanno sempre giocato con minimo due attaccanti. Totti? Deve giocare fino a quando si diverte: negli ultimi anni è migliorato, ha capito che deve fare più sacrifici per stare al livello di giocatori che hanno la metà dei suoi anni. Di tutti i talenti che ho allenato, Totti per genialità rimane il numero uno. Quando sarebbe costato Van Basten se giocasse adesso? Avrebbe una clausola da 200 milioni. Montella? Sta facendo bene: la squadra deve essere rinforzato, non ha un grandissimo livello di giocatori: ha giocatori buoni ma per poter vincere ci vuole qualcosa di più. Però la mano dell’allenatore si vede. Soprattutto ci vuole Bacca: lo stavano vendendo e infatti mi chiedo come mai, ma meno male che è rimasto. La scaramanzia nel calcio? È la scusa dei perdenti».
Savicevic dichiara: «Il giorno del mio cinquantesimo compleanno Berlusconi mi ha chiamato per gli auguri. Mi ha fatto molto piacere che si è ricordato. Lui mi voleva a tutti i costi nel Milan, mi aveva visto molte volte in televisione e decise di prendermi e portarmi a Milano. Una volta il presidente Berlusconi disse allo staff tecnico e a Capello che se un giocatore che aveva sempre giocato bene, non riusciva a esprimersi al meglio al Milan il problema era loro, non del giocatore. Il mio rapporto con Capello? In quel periodo era uno dei più grandi allenatori al mondo. Dopo Sacchi tutti pensavano fosse finito un ciclo, invece lui l’ha prolungato e abbiamo vinto Scudetti e Champions. Con lui all’inizio ho avuto dei problemi perché c’erano i tre olandesi che in quel periodo erano i giocatori più forti al mondo e lui non voleva cambiare. Noi altri stranieri, io Boban e Papin eravamo le seconde scelte, Capello ci dava poche occasioni e sinceramente io non ero contento. Dopo un anno e mezzo però cominciai a giocare e penso di aver dimostrato di poter essere un giocatore da Milan».
Shevchenko dichiara: «Il Milan in cui ho giocato era una musica perfetta, una cosa impossibile da spiegare, c’era un senso di gruppo e di stare insieme straordinario, eravamo tanti campioni ma eravamo un famiglia e questa è stata una cosa anche più bella della vittorie. Carlo Ancelotti era fantastico nella gestione del gruppo, è stato importante per la mia carriera. Il mio rapporto con Silvio Berlusconi? La prima volta che ho visto il presidente Berlusconi è stata in un’amichevole a San Siro. Mi ha dato l’impressione di una persona molto gentile, intelligente, allegra e con tanto sole dentro, con molto carisma. E’ stato molto importante nella mia vita, non solo in quella calcistica, mi è stato vicino quando mio padre stava male e poi aveva molto affetto personale per me. Purtroppo mio padre è morto però ha vissuto altri 15 anni solo grazie a Berlusconi. Un rimpianto al Milan? Vorrei rigiocare solo una partita, la finale di Champions di Istanbul perché dovevamo vincerla noi».
Kakà dichiara: «Sette anni al Milan hanno significato tantissimo per la mia vita personale e professionale. Se oggi sono la persona che sono molto è dovuto a quei sette anni: ho sempre cercato di trattare la gente e i tifosi con molto rispetto e con tantissimo amore. Penso sia un sentimento reciproco. Il mio rapporto con Berlusconi? Quando penso a Silvio Berlusconi la mia prima sensazione è quella di una persona vincente, di un imprenditore, di una persona con una storia e interessante. Il mio rapporto con lui era soprattutto sul calcio, anche se lui parlava spesso di molte altre cose il nostro rapporto era legato al calcio. Una partita e un gol dedicati al presidente Berlusconi? La partita dico la finale di Champions ad Atene nel 2007 che è stato il momento più importante al Milan, dopo due anni dalla finale persa a Istanbul. E il gol dico quello a Manchester nel 2007, in semifinale, uno dei miei gol preferiti: è stato un ringraziamento dell’opportunità per aver giocato in una squadra come il Milan che era la sua squadra».
Ancelotti dichiara: «Allegri sta facendo bene alla Juventus: è supportato da una società ben organizzata. Però a tutti gli allenatori vincenti si chiede ogni volta di fare un po’ di più: come diceva il presidente Berlusconi, quando già si vince, si deve stravincere. Le finali di Champions? Partirei da Manchester: è stata la mia prima finale da allenatore, con un rivale importante. Nei miei ricordi c’è specialmente quella partita. Atene? Un segno del destino, perché forse la finale più bella che ho giocato sulla panchina del Milan è stata quella del 2005 e in questo il destino ci ha ripagato. È impossibile fare un paragone tra i Milan che hanno vinto la Champions: il calcio cambia, anche in pochi anni. Se Moratti fece un sondaggio per prendermi all’Inter: ho avuto un contatto con l’Inter quando il presidente era Fraizzoli. Non se ne fece niente, perché ha preso qualcun altro dopo e io andai alla Roma. Com’è Milik? Lewandovski ne parla molto bene, quindi penso che il Napoli abbia fatto un affare a prendere oltre 90 milioni per Higuainì».
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