SAN PIETRO DI FELETTO (TV) – Il mito e l’uomo. I trionfi sportivi e le terrene debolezze. Lunedì sera, a Ca’ del Poggio, si è parlato di Enzo Ferrari, uno dei grandi italiani del Novecento. Al fondatore del marchio di Maranello ha dedicato una biografia, appena rieditata, il giornalista Leo Turrini, considerato uno dei massimi esperti di Formula 1. Il libro – intitolato “Enzo Ferrari, un eroe italiano” – è stato presentato ufficialmente per la prima volta proprio a Ca’ del Poggio. Al fianco di Turrini, nelle vesti di intervistatore, il giornalista di Sky, Fabio Tavelli. Di fronte, una platea di duecento persone. Tra gli ospiti, anche Mauro Apicella, coordinatore della Scuderia Ferrari Club nel mondo, giunto appositamente da Maranello.
Turrini, emiliano di Sassuolo, ha conosciuto da vicino Enzo Ferrari: lui era un giovane cronista, l’altro aveva già il carisma del “Drake”, quando avvenne il primo incontro tra i due. Il libro di Turrini diventa così una miniera di aneddoti, non sempre noti, sulla vita di Enzo Ferrari.
«Se una cosa la puoi sognare, la puoi fare», diceva il fondatore del marchio di Maranello. Dalle pagine di Turrini emergono il carisma e le capacità imprenditoriali del vecchio Enzo, ma anche le vicende umane, non sempre felici, che ne hanno accompagnato la lunga esistenza.
Turrini ha ricordato il no di Ferrari a Henry Ford che avrebbe voluto comprare l’azienda. L’incontro con Togliatti (“Lei la chiamano il Migliore, io sono il Migliore”). I complicati rapporti con le donne. Persino vezzi curiosi, come quello di scrivere con una penna stilografica dall’inchiostro viola o l’uso degli occhiali neri, che Turrini spiega con il desiderio di Ferrari di non svelarsi mai completamente agli occhi dei propri interlocutori.
E poi i piloti: dall’irriverenza di Fangio allo sgarbo di Lauda, che lasciò la Ferrari «per – parole di Ferrari – andare a correre con un salumiere» (la Brabham, sponsorizzata Parmalat, ndr). Sino al povero Villeneuve, in cui Ferrari rivedeva Nuvolari. La macchina, per Ferrari, veniva sempre prima di chi la conduceva. E se il brand di Maranello, ancora oggi, è uno dei più conosciuti e autorevoli al mondo, significa che la lezione del vecchio patriarca non è andata perduta.
Grazie all’iniziativa che Ca’ del Poggio ha condiviso con la sezione A.I.A. di Conegliano e la Scuderia Ferrari Club Piave, sodalizio di appassionati numero uno al mondo, le colline di San Pietro di Feletto, per una volta, si sono colorate di rosso. Il rosso Ferrari, prima del rosa del Giro d’Italia, che transiterà sul Muro di Ca’ del Poggio il 27 maggio. Due giorni dopo, il 29 maggio, la sezione A.I.A. di Conegliano sarà invece impegnata con il tradizionale convegno su tematiche sportive che quest’anno festeggerà la decima edizione, con grandi ospiti, alla Zoppas Arena.