FOCUS TENNIS TAVOLO: Paralimpico
Giada Rossi, dalla carrozzina danneggiata alla medaglia d’oro ai Campionati Europei paralimpici di Helsingborg. Michela Brunelli è d’argento e torna sul podio continentale dopo 14 anni.
Helsingborg (SVEZIA) – Ai Campionati Europei paralimpici di Helsingborg, in Svezia, l’Italia ha conquistato nelle gare di singolare una medaglia d’oro con la 25enne Giada Rossi in classe 2 e una d’argento con la 45enne Michela Brunelli in classe 3. Le due atlete, che da oggi saranno impegnte insieme nel torneo a squadre, sono state guidate in panchina dal direttore tecnico Alessandro Arcigli e dal tecnico Donato Gallo.
La trasferta in terra scandinava non era iniziata bene per la pordenonese Rossi, perché in partenza dall’aeroporto di Verona le ruote della sua carrozzina si erano danneggiate. A risolvere la situazione sono stati i genitori e il fratello di Giada, che hanno recuperato le ruote di scorta della veronese Brunelli, compatibili con la sua carrozina, e le hanno portate a Helsingborg, dove sono state montate cambiando soltanto un copertone, perché quello di Michela era più consumato e leggermente diverso da quello di Giada.
La neo campionessa continentale ha battuto in un girone unico a cinque per 3-0 l’olandese Femke Cobben, la serba Ana Prvulovic e la francese Isabelle Lafaye e per 3-1 la russa Nadejda Pushpasheva, che si era aggiudicata gli ultimi tre titoli nel 2013, 2015 e 2017. Anche Brunelli ha compiuto un’impresa, perchè ha sconfitto, sempre per 3-2, nel girone la croata Helena Dretar, nei quarti di finale la turca Hatice Duman e in semifinale l’altra croata Andela Muzinic, tutte atlete che la precedono nel ranking mondiale. In finale ha ceduto per 3-1 alla svedese Anna-Carin Ahlquist, n. 1 al mondo. È tornata sul podio agli Europei in singolare dopo 14 anni, nel 2005 a Jesolo era stata bronzo.
Ecco le interviste alle due azzurre:
Giada Rossi
Giada, complimentoni, come suona “campionessa europea”?
«Suona molto bene e sono felicissima di avercela fatta. Sono arrivata in Svezia con quest’obiettivo ben chiaro in mente. Questa volta l’ho vissuta meglio rispetto alle precedenti (era stata terza nel 2015 e nel 2017 e bronzo anche alle Paralimpiadi di Rio 2016 e ai Mondiali del 2018, ndr) ero molto più tranquilla e mi sentivo forte. Quando si lavora molto in palestra e si migliora tecnicamente, ci si rafforza anche mentalmente, essendo consapevoli di sapere cosa bisogna fare per ottenere le vittorie».
Hai dimostrato, senza ombra di dubbio, di essere la più forte.
«In realtà nessuna partita era scontata e sono soddisfatta, perché ho fatto le cose giuste, rispettando i tempi e servendo bene».
Contro Pushpasheva all’inizio quali sono stati i problemi?
«Lei aveva perso due match nei giorni scorsi e voleva riscattarsi contro di me. Ho ceduto il primo set, non riuscendo a rispondere bene e commettendo qualche errore di troppo. Dal secondo ho ritrovato la lucidità e ho ripreso in mano la partita, volevo vincerla a tutti i costi. Battere la russa è sempre uno stimolo particolare per me, essendo entrambe ai vertici della classifica».
Sei diventata la numero 1 al mondo di classe 2?
«Con i punti conquistati qui dovrei essere al comando, ora bisognerà vedere come andrà la gara a squadre. Dovrò aspettare per vedermi in testa al ranking a ottobre».
Che effetto fa essere già qualificata alle Paralimpadi di Tokyo 2020?
«Un bell’effetto. Ora che l’accesso ai Giochi è sempre più complesso e le qualifiche chiuderanno a marzo e non più a dicembre, avere la tranquillità di iniziare a lavorare per Tokyo è una grande cosa».
La prossima missione sarà conquistare il mondo?
«Direi proprio di sì. Farò il possibile per riuscirci».
Con te e Michela Brunelli in questo stato di forma, possiamo sognare anche nella gara a squadre?
«Siamo entrambe belle cariche e sicuramente saremo combattive. Le premesse sono buone, in campo metteremo tutto ciò che avremo dentro e vedremo come andrà a finire».
A chi dedichi questo titolo?
«Ai miei genitori Mara e Andrea e a mio fratello Simone, che mi stanno sempre vicini e sono qui anche oggi. Naturalmente ad Alessandro Arcigli e a Donato Gallo, perchè, senza di loro e il Centro Federale di Verona, tutto questo non si sarebbe realizzato. Grazie alla Federazione per averlo reso possibile. Il mio pensiero va anche a tutti i compagni della Nazionale e allo staff. Sono un bellissimo gruppo, come una seconda famiglia per me. Condividiamo tutto e questa è la nostra forza».
Michela Brunelli
Michela, ti aspettavi di arrivare a tanto?
«Dopo tutto il lavoro infinito che avevamo fatto, ero abbastanza fiduciosa. Sapevo di essere preparata e di avere tutte le carte per giocare bene. Poi però bisogna confrontarsi con avversarie che sono altrettanto pronte per appuntamenti importanti come questo. Il girone è subito un ostacolo durissimo da superare, se lo si passa la serenità aumenta moltissimo».
Il tuo era molto impegnativo?
«Beh avevo la Ahlquist, capofila mondiale, e la croata Helena Dretar che ultimanente mi aveva battuta. Questa volta alla “bella” ho avuto ragione io, ma è stata una lotta terribile».
La turca Hatice Duman nei quarti è un’altra atleta a te particolarmente ostica.
«Anche in questa occasione lo è stata. Avevo perso le ultime due volte e qui ero sotto per due set a zero. Ieri (martedì, ndr) sera mi sono rivista la partita e devo ammettere che ho compiuto una bella serie di miracoli».
A quel punto eri già piuttosto soddisfatta di avere raggiunto il podio?
«Certamente era un traguardo molto prestigioso, però c’era la possibilità di fare anche meglio, vincendo la semifinale contro la croata Andela Muzinic».
Un’altra tua “bestia nera”, vero?
«Negli ultimi tre anni aveva sempre avuto la meglio, però ai Giochi di Rio nel 2016 ero stata io a prevalere e ho avuto l’impressione che sia entrata in campo intimorita, proprio ripensando a quella sconfitta. Sono stata brava a tenerla bene con il gioco di taglio e ho completato un trittico di successi contro rivali che sono sopra di me nel ranking».
Ahlquist nel girone aveva dominato, cosa è cambiato in finale?
«Avrei voluto giocare alcune palle alte, ma lei ha due puntini medio-lunghi e spinge come una forsennata e non mi ha consentito di alzare le traiettorie. Alessandro Arcigli mi diceva di evitare il centro, dove la svedese faceva quello che voleva, e di coprire bene le palle. Gli ho dato fiducia e come sempre aveva ragione lui. Sono rimasta in partita fino alla fine».
Quanto vale questo argento?
«Moltissimo, pesa come l’oro»
Orgogliosa di avere disputato in singolare il più bell’Europeo della tua vita?
«Sono veramente felice di essere tornata sul podio dopo 14 anni. Nel 2005 ero stata terza e dunque ho migliorato quel piazzamento».
Oggi con Giada Rossi vi attende la gara a squadre. Prospettive?
«Siamo motivatissime e vogliamo fare il massimo».
(da comunicato Uff. Stampa Federazione Italiana Tennistavolo)
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