FOCUS: Mese Montagna 2019, dopo Tamara Lunger, tocca a Bagnara De Stefani e Perlotto
I successi e le rinunce di Tamara Lunger hanno aperto l’edizione 2019 di Mese Montagna
VALLELAGHI (TN) – Ci hanno pensato i racconti appassionati di Tamara Lunger, conditi da innumerevoli annotazioni, battute e sincere dosi di autocritica, che hanno contribuito a rendere avvincente e soprattutto spontanea tutta la sua narrazione, ad inaugurare ieri sera la 14ª edizione di «Mese Montagna». Uno start molto atteso dagli appassionati trentini di alpinismo ed avventura, che infatti hanno gremito il Teatro Valle dei Laghi, ma anche dalla comunità e dagli amministratori locali, che nell’occasione hanno potuto riaprire ufficialmente le porte dell’elegante struttura polifunzionale, rimasta chiusa per due anni a causa di improrogabili lavori di adeguamento alle normative sulla sicurezza.
L’alpinista altoatesina ha scelto di condividere con il pubblico di Vezzano cinque diverse avventure, che l’hanno vista protagonista negli ultimi tre anni, ma più che una storia fatta di imprese ce ne ha raccontata una, umanissima, fatta di dubbi, incertezze, piccole e grandi delusioni, inattese soddisfazioni. Il filo rosso che le ha unite è costituito dalla sua maturazione personale, dal modo in cui, dal 2016 ad oggi, ha radicalmente cambiato il proprio modo di rapportarsi con il proprio corpo e quindi con l’avventura.
Non a caso la serata ha preso le mosse dalle immagini dedicate al tentativo di conquistare il Nanga Parbat insieme a Simone Moro, nel febbraio del 2016, conclusa con il successo del compagno, ma anche con la rinuncia a settanta metri dal traguardo da parte di Tamara. Una decisione tanto sofferta, quanto importante per salvaguardare la propria vita. Nel maggio del 2017 la ritroviamo impegnata, ancora con Moro, nel tentativo di “concatenare” le quattro cime del massiccio del Kangchenjunga che superano gli 8.000 metri senza ossigeno e portatori: in questo caso sono state le cattive condizioni del suo compagno di ascesa e delle condizioni meteo a far saltare gli ambiziosi piani di Tamara, che nell’occasione ha maturato la decisione di prendere le distanze dal circo del Ottomila, sempre più terreno di caccia delle spedizioni commerciali e dei loro inappropriati protagonisti, privi della preparazione e della sensibilità necessarie per calarsi in quell’ambiente naturale.
Il desiderio di rompere con quel tipo di esperienza viene incanalato, pochi mesi dopo, in una spedizione assai diversa. Nuovo il compagno di avventura, il campione di parapendio Aaron Durogati, nuova la collocazione geografica, l’Himachal Pradesh in India, nuovo l’obiettivo: volare da quattro cime diverse per provare nuove emozioni.
«Questa spedizione mi ha fatto capire che la libertà e la pace interiore non la trovo solo sugli 8.000 metri, – ha spiegato al pubblico di Vezzano – ma anche in altre aree lontane dalle civiltà». Per questo, nel febbraio del 2018, si tuffa in un’altra esperienza che si tiene lontana dai clamori dell’alpinismo spettacolo: di nuovo con Simone Moro si pone l’obiettivo di raggiungere la cima del Monte Pobeda, in Siberia, muovendosi con temperature che scendono fino a -70 gradi centigradi. L’obiettivo viene centrato, ma quello che rimane è soprattutto l’esperienza passata a contatto con le popolazioni del luogo e la loro incredibile capacità di adattamento ad un clima tanto ostile per l’uomo.
Infine, nell’aprile del 2018, prende parte al tentativo di ripetere l’impresa realizzata da quattro austriaci nel 1971, ovvero la traversata scialpinistica delle Alpi da Vienna a Nizza, 2.000 chilometri lineari con 10.000 di dislivello positivo.
Un’avventura che per Tamara si è conclusa dopo 21 giorni a causa di un’infiammazione tibiale, in seguito alla quale, per la prima volta nella sua vita, all’età di 33 anni, ha deciso di fermarsi e di ricostruirsi una nuova armonia interiore: «Solo allora ho capito che il mio cervello, la mia insaziabile sete di emozioni e di conquiste, aveva reso schiavo il mio corpo, non sentivo più il dolore e quando lo avvertivo andavo avanti comunque. Da adesso in poi non sarà più così, – ha concluso – voglio rispettare il mio organismo, affrontando le nuove sfide in maniera diversa». Quale sarà la prossima? «Per ora la destinazione è top secret, la rivelerò a fine mese».
Mercoledì 13 novembre dul palco del Teatro Valle dei Laghi salirà il regista Pietro Bagnara, che presenterà al pubblico due documentari dedicati a Rolando Larcher e Alfredo Webber, quindi alla storia dell’arrampicata trentina.
Ora spazio ai documentari di Bagnara. Il 15 novembre sul palco De Stefani e Perlotto
Dopo il successo registrato dalla serata inagurale del festival, questa settimana «Mese Montagna» ci propone due appuntamenti, fissati come di consueto nelle serate di mercoledì e di venerdì. Si comincia domani, 13 novembre, con un incontro dedicato alla storia dell’arrampicata, un racconto che passerà attraverso la proiezione di due documentari del regista Pietro Bagnara, genovese trapiantato in Trentino da anni, che focalizzano l’attenzione su due personaggi di spicco per il panorama locale, quali Rolando Larcher e Alfredo Webber.
La storia del primo è legata indissolubilmente alla parete Sud della Marmolada. Lo scalatore trentino arrivò per la prima volta sulla cima a soli 19 anni, nel 1985, e da allora ha continuato ad aprire nuove vie in tutto il mondo, l’ultima proprio su questa parete, la Scacciadiavoli, con passaggi di difficoltà 8a+/8b. La storia del secondo è nota soprattutto grazie alla conquista di un 9a all’età di 48 anni, un traguardo raggiunto qualche mese fa grazie a tanta passione e caparbietà. Il climber noneso ha stupito tutti, avendo ragione della Solitary Souls (8c+/9a), una via di 35 metri ubicata a Padaro di Arco con un tratto estremamente strapiombante di 20 metri.
Sul palco del Teatro Valle dei Laghi a Vezzano, domani sera alle 20.45, salirà Pietro Bagnara, che dopo aver presentato i due film si confronterà con Alfredo Webber e con Angelo Giovanetti, il quale porterà il proprio contribuito al dibattito quale protagonista dell’epoca pionieristica di questa disciplina in Trentino.
Venerdì 15 novembre «Mese Montagna» darà invece spazio a Fausto De Stefani e Franco Perlotto, due alpinisti nati negli anni Cinquanta, che hanno in comune, oltre alla passione per la montagna e un curriculum di tutto rispetto, il proprio impegno nel campo della solidarietà internazionale.
Il primo negli anni Ottanta ha scalato in successione tutte le più alte vette al mondo, spesso in stile alpino, ed è fra i fondatori dell’associazione Mountain Wilderness. Da anni con l’associazione Senza Frontiere si dedica alla costruzione di scuole per bambini senza fissa dimora in Nepal.
Il secondo è stato uno dei pionieri del free climbing in Italia. In 25 anni di attività ha compiuto oltre duemila ascensioni in quasi cinquanta paesi, molte delle quali in solitaria. Dopo aver aperto 42 nuove vie sulle più impervie pareti alpine, negli anni Novanta si è messo al servizio della cooperazione internazionale, guadagnandosi sul campo una laurea ad honorem in educazione ambientale. Il dialogo, che si concentrerà sul tema della solitudine, sarà moderato da Luca Calvi.
I biglietti di ingresso sono acquistabili sul sito www.primiallaprima.it e presso il circuito delle Casse Rurali Trentine. La loro vendita sarà anche attiva a partire dalle ore 18.30 fino ad esaurimento posti nelle giornate di mercoledì e venerdì presso il Teatro Valle dei Laghi: l’ingresso valido per la serata di domani costa 5 euro, quello per la serata di venerdì 7 euro.
«Mese Montagna» è organizzato dall’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi con il Comune di Vallelaghi in collaborazione con la Comunità della Valle dei Laghi, il Bim Sarca Mincio Garda, la SAT della Valle dei Laghi e il GS Fraveggio. (fonte: da comunicati Uff. stampa Pegasomedia)
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