FOCUS: Pacchioni Rtl «Per Agnelli no Atalanta in Champions così? Errore, conta il campo»
di MAX CAVALLARO
MILANO – FT Business of Football Summit è stato il titolo del convegno che si è tenuto a Londra e al quale, tra gli altri, hanno partecipato anche il presidente della Juventus Andrea Agnelli e quello dell’Inter Steven Zhang.
Durante il corso dello stesso appuntamento londinese, il numero uno del club torinese è tornato sulla sua visione di calcio europeo ed una certa idea di “Superchampions“. A far discutere, le parole pronunciate durante il suo discorso sul fatto che squadre come l’Atalanta (sottolineando di rispettarla molto), senza grandi tradizioni in competizioni Europee, tolgano spazi a club come la Roma dalla storia continentale più consolidata.
Proprio alcune di queste grandi società celebri in tutta Europa, secondo il numero uno bianconero, hanno permesso con grandi investimenti interni, di alzare attraverso i risultati, l’intero ranking delle rispettive nazioni di appartenenza ma che attualmente si trovano invece fuori dai giochi europei.
Agnelli si è domandato infatti se sia giusto che solo grazie a exploit sportivi squadre come quella di Percassi abbiano più possibilità in Europa di chi ha investito di più, in più anni. A tal proposito per SportSmall.it, abbiamo chiesto un parere a Paolo Pacchioni, collega e caporedattore di Rtl 102.5.
L’INTERVISTA
Pacchioni ha ragione Andrea Agnelli, l’Atalanta toglie spazi a club come la Roma in Champions?
«Non sono d’accordo con Andrea Agnelli. L’Atalanta infatti è una delle squadre che ha giocato meglio in quest’ultima Champions e non è dunque il caso di fare caste. Bisogna dare a tutti la possibilità di partecipare e quindi di sognare questa competizione. Capisco che a livello di immagine, per il seguito dei tifosi e dei diritti tv derivativi, i grandi club abbiano un appeal superiore ma credo anche che le “cenerentole” come l’Atalanta, facciano comunque simpatia ai più – ed io, da molti tifosi non bergamaschi, percepisco ciò proprio perché è una squadra che si sta godendo il grande momento che sa giocar bene e lo fa divertendosi.
Il fatto di rendere aperto l’accesso alla Champions League e alle Coppe Europee in genere, regala anche spunti interessanti per il campionato. Negli ultimi anni spesso, abbiamo assistito a campionati con finali già decisi con mesi di anticipo. Una delle poche cose che resta incerta sino alla fine è proprio la corsa Champions. Quindi, negare il diritto ad un gruppo di squadre di partecipare a tale competizione continentale, significherebbe togliere interesse allo stesso campionato italiano che già, rispetto agli altri tornei nazionali in Europa ha meno appeal».
Cosa ha insegnato l’Atalanta alla Champions in questa stagione sin qui?
«Innanzitutto ha insegnato che il calcio italiano non è più quello di una volta. Da Arrigo Sacchi in poi lo abbiamo capito e questa, ne è l’ennesima riprova. E poi l’Atalanta è salita in cattedra con il lavoro, l’applicazione, la costanza e la bravura dell’allenatore e dei suoi giocatori, disponibili nel seguirlo. Così, hanno ottenuto risultati impensabili. I bergamaschi tra l’altro in questa stagione, erano partiti malissimo in Champions e sono stati anche molto fortunati nel riuscire a qualificarsi per il rotto della cuffia. Difficilmente infatti si passa il turno con 7 punti ma, con la qualità delle loro prestazioni, si sono meritati questo momento storico».
Tra l’altro Agnelli si è espresso in quel modo sull’Atalanta ma in molti, dimenticano che Gasperini arriva dal vivaio dei tecnici del settore giovanile proprio dei bianconeri…
«Fare l’allenatore nelle giovanili e nelle prime squadre sono cose diverse. Per altro credo – e questo non vuol essere un giudizio diminutivo nei confronti di Gasperini – che la dimensione Atalanta sia quella lavorativamente parlando, giusta per lui. Gasperini è uno che chiede ai suoi giocatori tantissimi sforzi e sacrifici. Essi sanno infatti che seguendo il loro tecnico arriveranno a livelli impensabili. In una grande squadra Gasperini troverebbe grandi giocatori ma meno pronti a sacrificarsi così tanto per lui».
Con l’Inter come andò per Gasperini dunque a parer suo?
«All’Inter ebbe poco tempo a disposizione per di più ereditò una squadra che con Benitez l’anno prima, aveva fatto male dopo la grande vetta del 2010 del “triplete”. Quell’Inter era davvero a fine ciclo».
Alla fine, Superchampions si o no? Risposta secca conclusiva.
«No. Sono per il fatto che sia bello cambiare, avere delle sorprese, proprio come l’Atalanta di questa stagione».
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