FOCUS: Nasce AGISI
di MAX CAVALLARO
BRESCIA – «L’Associazionismo non può tenere in piedi da solo lo sport di base. Ci vuole una svolta». Questo il Giorgio Lamberti pensiero, il quale lo scorso 23 aprile 2020 ha dato vita (insieme a soci fondatori come Alampi Pietro, Barelli Luigi, Beghetto Antonella, Bianchini Simone, Bonciani Franco, Bresci Roberto, Carbonaro Salvatore, Celommi Giuseppe, De Vita Emanuele, Del Bianco Marco, Fortarezza Mauro, Gratton Martina, Gross Federico, Guarini Fabio, Manna, Francesco, Mascioli Amelia, Pagliarini Marco, Pariso Vincenzo, Pontarin Davide, Posio Giovanni, Russu Danilo e Salvetti Mirco) ad AGISI, acronimo di Associazione Gestori Impianti Sportivi Italiani. La stessa entità giuridica ha un consiglio direttivo composto (oltre al già citato numero uno) da: Salvatore Carbonaro (Vice-Presidente), Piero Alampi, Del Bianco Marco, Danilo Russu, Roberto Bresci (Tesoriere) e Giovanni Posio (Segretario Generale).
«Agisi nasce – spiega Lamberti – appena dopo la comprensione da parte del nostro sistema, di un possibile default gestionale per l’impiantistica sportiva a causa del loockdown che ha colpito inizialmente la Lombardia, poi l’intero Paese. Quando intorno a noi per via dell’epidemia chiudevano centri sportivi perché impossibilitati nel proseguire attività regolare, ci siamo domandati da subito quale sarebbe stato il nostro futuro ovvero, quello dei gestori di impianti sportivi indoor e non solo. Nell’immediato è nato un gruppo social S.O.S Piscine Zona Rossa ma poi è subentrata una preoccupazione crescente».
LA RINCORSA
E’ vero – continua – nasco come sportivo puro: nel 1989 stabilì il record del mondo nei 200 Stile Libero durante i campionati Europei di nuoto tenutesi a Bonn, poi arrivai al titolo mondiale nel‘91 in Australia a Perth nei 200 metri ed ho ottenuto anche altri risultati importanti ma proprio per questo, di fronte ad un emergenza simile, non potevo tirarmi indietro visto quello che questo sport mi ha donato. Bisogna tener duro in momenti difficili così, perché il Nuoto Italiano e non solo, possa continuare ad esprimere sempre nuovi campioni all’altezza di Federica Pellegrini o di Gregorio Paltrinieri, giusto per citarne due. La mia successiva esperienza come dirigente FIN, mi ha poi portato negli ultimi 25 anni a dirigere la società dilettantistica che ho creato 25 anni fa, ovvero la G.A.M. TEAM BRESCIA che oggi purtroppo, dopo aver ottenuto ottimi risultati un po’ in tutte le categorie giovanili e non solo, deve affrontare lo spettro di un futuro incerto dopo la chiusura temporanea per l’epidemia. La stessa problematica ce l’ha anche ovviamente chi come me, gestisce impianti sportivi oggi in Italia. Dal concetto di ripartenza e di rilancio solido, di sostegno e dialogo con le Istituzioni è sorta la nostra associazione.
DIALOGHI CON ISTITUZIONI
«Le piscine vivono anche se sono chiuse – spiega -: pompe idrauliche, filtraggi, motori per l’aria ecc… tutte attrezzature che non possono essere chiuse perché potrebbero deteriorarsi. Molti impianti sportivi hanno continuato a vivere consumando durante il loockdown anche senza frequentatori. Le attrezzature infatti hanno bisogno per non guastarsi di essere mantenute spesso quotidianamente. Avremmo potuto svuotare le vasche e chiudere tutto ma c’era sempre la prospettiva o la speranza di poter riaprire da un giorno all’altro. Insomma migliaia di euro a seconda delle strutture si sono spesi così. Dopo tre mesi di inattività si sono sommate diverse problematiche e 90 club si sono uniti in AGISI. Un’associazione di categoria questa che vuole essere costruttiva, propositiva e di stimolo perché vuol far emergere nel modo più corretto, le nostre competenze nel settore.
Il direttivo ha istituito così, vari campi tematici di lavoro per gli associati anche con l’ausilio di consulenti esterni in settori amministrativi, fiscali e altro. Ci siamo subito relazionati ovviamente con la Federnuoto ma anche con istituzioni come Coni e Sport e Salute. Adesso valuteremo le tempistiche dell’accesso al Credito Sportivo, l’indebitamento è sempre dietro l’angolo e bisogna fare attenzione. Le marginalità dell’impiantistica sportiva non vanno comparate con altre modalità economiche di nessun altro settore.
UNIONE
«Se le problematiche si protrarranno le nostre competenze aumenteranno, non vogliamo infatti rischiare la chiusura tombale dell’impiantistica sportiva in Italia. Ora speriamo che la curva epidemiologica scenda e che i problemi man mano si possano risolvere. Siamo ambiziosi ma con i piedi per terra e, con più associati tra Asd, SSd e gestori impianti di diversi sport, vorremmo offrire il nostro contributo di competenze a chi governa. I centri sportivi gestiti dai club senza scopo di lucro reggono solo attraverso le iscrizioni degli associati. Dobbiamo combattere per le nostre necessità. Aprire un varco per il posizionamento dei collaboratori sportivi è fondamentale: questo è un tema che va affrontato con grande serietà. Con loro c’è un rapporto famigliare che non riusciamo a supportare ora, perché non abbiamo margini finanziari da poter utilizzare per aiutarli in questa fase. Per loro chiediamo nuova dignità. Lo Stato deve subentrare sempre più in questo processo per defiscalizzare e compensare ciò che manca».
FUTURO
«Speriamo che la problematica del virus non prosegua, altrimenti se non arrivano risorse a fondo perduto arriveranno chiusure tombali. Più saremo più conteremo nel rilancio dello sport. Offriremo il nostro utile e umile contributo in questo senso. Bisogna trovare i giusti canali per ripartire. I costi però non possono gravare solo sui gestori, bisogna che ci siano giusti contrappesi. Il resto del 2020 sarà difficile così come lo sarà 2021. Ci deve essere grande senso d responsabilità. Non vogliamo ostacolare nessuno ci permetteremo di proporre idee concrete. L’Epidemia ha messo a nudo la vulnerabilità di questo mondo. Noi va ricordato, gestiamo in prevalenza i beni dello Stato dei Comuni, oltre che di alcune strutture private».
RILANCIO
«Senza impiantisca e senza chi se ne occupa, non si va da nessuna parte. Questa epidemia ha evidenziato diversi ritardi. Ci si è illusi che il mondo dell’associazionismo potesse tenere in piedi da solo questo sistema. Ci vogliono leve finanziarie, politiche e riforme con investimenti strutturali. Bisogna svoltare».
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