FOCUS: Luca Moretti APT Livigno «La montagna merita più rispetto»
LIVIGNO (SONDRIO) – Nelle ultime settimane, dopo il tanto atteso decreto del Governo che avrebbe permesso agli impianti di riaprire nella giornata del 15 febbraio 2021, il Piccolo Tibet e tutta la montagna hanno visto diventare sempre più concreto quel sogno che tanto aveva animato le notti di impiantisti, maestri di sci, ristoratori, albergatori e lavoratori della neve. Per mesi, gli operatori di Livigno hanno lavorato senza sosta per arrivare pronti a questa giornata, durante la quale le piste del Piccolo Tibet avrebbero dovuto riprendere vita e tornare a vedere gli appassionati sfrecciare sulla neve caduta generosa nelle ultime settimane.
Ma a sole 12 ore dalla riapertura degli impianti, Livigno ha visto sfumare per l’ennesima volta i sacrifici di dure giornate, settimane e mesi di lavoro. Si torna a parlare di disdette, rimborsi, contratti stagionali firmati che di nuovo non vedranno inizio, ordini di merce e materiali che non verrano utilizzati, investimenti di tempo e denaro di imprenditori locali che non vedranno il loro sacrificio ripagato: la montagna è ferma, e tra le vie del Piccolo Tibet si respira un’aria di grande delusione.
«E’ incredibile come a pochissime ore dalla tanto attesa riapertura tutto si sia dovuto bloccare ancora una volta: sono bastate poche righe di una nota stampa per infrangere i sogni dei tantissimi lavoratori che hanno speso denaro ed energie proprio in attesa di questa mattina – commenta deluso Luca Moretti, Presidente di APT Livigno – Non ce lo aspettavamo, ci sentiamo davvero presi in giro: la montagna, i suoi lavoratori, le sue famiglie, meritano più rispetto. Livigno per prima si è messa duramente al lavoro, ormai un anno fa, per cercare di contenere la diffusione della pandemia, adeguando attività, strutture, impianti e anche la sua offerta nel rispetto dei numerosi decreti, così da diventare un luogo sempre più sicuro per gli amanti della montagna, dovere ritrovare un po’ di spensieratezza in questo momento così difficile».<
«Quello che più dispiace è vedere come il Governo non abbia avuto rispetto del nostro lavoro e delle centinaia di migliaia di euro spesi nelle ultime settimane per riuscire a riaprire tutto – continua Luca Moretti – non si parla solo degli impianti, ma anche di tutte quelle attività ricettive e commerciali, dei ristoranti, delle scuole sci e di tutta la macchina che la neve muove. Tutti hanno fatto i loro investimenti per arrivare pronti ad oggi: più che chiedere ristori, bisognerebbe chiedere i danni in questa situazione. A partire da oggi, nei prossimi giorni sarebbero dovute arrivare a Livigno circa 5.000 persone, mentre molte altre erano arrivate con qualche giorno di anticipo nel weekend e si sono trovate a ripartire questa mattina; 2.500 skipass sono già stati venduti e ritirati e ora dovranno essere rimborsati. Bisognerebbe che chi fa le leggi pensasse di più a ragionare anche con i numeri e con le diverse situazioni: se rapportiamo il numero dei posti letto offerti dalla località, nel caso di Livigno circa 15.000, ai chilometri quadrati nei quali queste persone si disperderebbero per praticare i diversi sport e attività, si farebbe davvero in fretta a capire che la possibilità di creare assembramenti si riduce a una percentuale davvero bassissima, più bassa di quella che si crei un assembramento fuori da un negozio di un centro commerciale. Senza contare che per evitare situazioni come queste Livigno, così come tantissime altre località montane, ha attivato la vendita online degli skipass, ha allestito casse automatiche e punti di ritiro per permettere di evitare lunghe code, si è attrezzata in ogni modo per garantire il rispetto della capienza massima del 50% degli impianti. Ma a nulla è servito tutto questo: la sensazione, purtroppo, è che la montagna debba uscire da questa illusione e considerare ormai chiusa questa stagione mai iniziata, con molte migliaia di euro in meno nelle tasche, numerose attività locali che non sanno se mai riusciranno a riaprire e tantissime famiglie in gravi e serie difficoltà».
Nella mattinata del 15 febbraio sono scesi in campo anche i Maestri di Sci delle scuole livignasche: una protesta pacifica li ha visti riuniti proprio su quelle piste che dovrebbero essere il loro luogo di lavoro per dare voce alle oltre 200 famiglie che vivono grazie allo sci e che fanno parte di quel numero molto più alto di persone che vivono grazie alla neve e alla montagna e che da circa un anno, ormai, vivono di speranza. (fonte. da comunicato Ufficio Stampa Livigno Ente del Turismo – press-goup)
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