FOCUS: C’è chi voleva riaprire gli impianti da sci e chi non ne vuole di nuovi
BELLUNO – Nella mattinata del 19 febbraio 2021 un gruppo di imprenditori e professionisti del territorio sono saliti, sci ai piedi, sulla Cima Settsass, tra Arabba e la Val Badia, esponendo degli striscioni per richiamare l’attenzione sul difficile momento che sta vivendo la montagna, intesa come ambiente, comunità e come sistema economico.
Dopo la chiusura degli impianti sciistici che mette di fatto il “veto” sulla stagione turistica invernale, assestando un duro colpo all’economia locale, sono state molte le voci che si sono levate, sia per protestare, sia per riflettere sul sistema montagna.
Secondo gli organizzatori di questa manifestazione, la riflessione deve partire dalla constatazione di una contrapposizione: da un lato la difficoltà di gestire un’emergenza sanitaria stagionale a fronte delle caratteristiche del turismo dello sci, che concentra grandi flussi turistici in poco tempo e in pochi spazi; dall’altro una progettualità economica, turistica, ma anche sociale, che si è appiattata sulle grandi opere funzionali allo sci, dimenticando la messa in sicurezza del territorio, la sanità locale, le scuole, i trasporti e la tutela dell’ambiente, necessaria per creare proposte turistiche diversificate, con una stagionalità che risenta meno della neve.
Infine è un dato di fatto difficile da ignorare che il grande afflusso di turisti dell’estate 2020 sia stato sintomatico dell’esigenza, sempre più sentita da parte di una grande fetta della popolazione, di vivere la montagna in modo più lento, più attento al territorio, più personalizzato e forse più rispettoso.
“Non siamo contro lo sci”, dichiara Federico Sordini, imprenditore di Rocca Pietore, “Siamo persone che vivono e lavorano in montagna e che la amano. Siamo persone che si sono stancate di assistere impotenti alla distruzione della terra in cui vivono e allo smantellamento dei suoi servizi di base nel tentativo di trasformarla in un parco divertimenti aperto due mesi in estate e tre in inverno. Con questa nuova azione vogliamo opporre ai riflettori dei grandi eventi e alla mono-cultura dello sci, un modello di sviluppo diverso, che tuteli anche il nostro patrimonio ambientale e storico, e che possa essere anche occasione per uno sviluppo sociale ed economico diverso”.
Per quest’azione è stata scelta l’area del Settsass, Sief e Col di Lana perché si tratta di un’area interessata da un progetto, fortemente voluto dal presidente della Regione Veneto, che prevede la costruzione di un collegamento sciistico tra il comprensorio di Arabba e quello delle Cinque Torri.
“La realizzazione di questo collegamento andrebbe in realtà a distruggere una delle pochissime aree dolomitiche rimaste senza impianti. L’importanza storica di cui sono permeati questi luoghi dovrebbe essere sufficiente a scoraggiare qualsiasi progetto di questo tipo, ma purtroppo non è così. L’azione che abbiamo intrapreso ha l’obiettivo di convogliare la delusione e il dissenso, di far riflettere sul nostro futuro e sulla necessità sempre più impellente di ridare il giusto ordine alle priorità della Montagna e dei suoi abitanti. La montagna merita #rispetto”. (fonte: da comunicato pervenuto da uff. stampa 3parentesi)
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