REDAZIONE SportSmall.it – Giovedì 14 aprile ad Albiate si è tenuto l’ultimo incontro del corso “A scuola di Sport (e non soltanto di sport…)”, organizzato dal Comune in collaborazione con con Asd Judo Jigoro Kano Albiate e rivolto a genitori, allenatori, educatori e dirigenti sportivi. SportSmall.it ha intervistato in esclusiva Ettore Rizzi, sociologo, esperto di formazione in ambito sportivo e in ambito aziendale che ha condotto tutti gli incontri.
L’ultimo appuntamento verteva sulla gestione del gruppo, in particolare sullo spogliatoio e le sue dinamiche. Quanta importanza riveste questo tema nello sport?
«La dinamica del gruppo è fondamentale e presente anche negli sport individuali, come ad esempio nell’atletica nel corso della preparazione alle gare. Tuttavia molti non conoscono il vero significato della parola gruppo. Lo stare insieme è diverso dal fare gruppo. Nello sport si può scegliere di stare in gruppo senza alcun obbligo, a scuola invece non è così».
Quale domanda dei partecipanti al corso l’ha colpita di più?
«Gli allenatori mi hanno chiesto ‘Come posso gestire un gruppo di persone anche molto diverse tra loro?’. Bene, proprio in questo si valuta la capacità di un allenatore, il quale deve essere in grado di non escludere nessuno. Si tratta di una microsocietà dove ci sono il pensatore, il leader, l”outsider’ e il ‘sindacalista’ senza dimenticare la componente straniera. Quindi alcuni allenatori hanno posto la questione delle frequenti intromissioni e invadenze dei genitori. Probabilmente spesso si verificano in quanto le figure educative risultano poco credibili. Quale esempio dà un allenatore che arriva tardi all’ allenamento o che fuma in presenza degli atleti?».
Che ruolo riveste la sociologia nello sport?
«La sociologia ha il compito di stabilire i valori dati dalla diversa umanità. Posso insegnare le stesse cose a Milano e Catania? L’ambiente e le proiezioni culturali sul territorio devono essere sempre considerate. Inoltre è necessario interrogarsi sull’aspetto economico: quanto costa alle famiglie l’attività sportiva dei figli? Diversi educatori non si preoccupano e non approfondiscono il tema, cruciale al pari dell’alimentazione. Le ‘imposizioni’ della società hanno infatti creato il problema del sottopeso, divenuto quasi uno status symbol: il gruppo, se unito, ha il potere e la forza di aiutare ad uscire da un simile tunnel».
Quali sono i prossimi obiettivi e soprattutto gli ambiti d’intervento futuri?
«Affrontare il doping e la droga, toccate generalmente in maniera marginale. Bisogna parlarne subito ai giovani, non quando sono pronti al salto di qualità. La droga e il doping creano finte emozioni e oscurano momentaneamente le varie problematiche. Tutto ciò che fanno i ragazzi si muove sul filo dell’emozione. Il male purtroppo è intelligente, attraente. Sta al gruppo, se funziona, evitare le tentazioni: è invece difficile se si antepone sempre e comunque la vittoria a tutto il resto».