COLOGNO MONZESE – Venerdì 13 aprile 2018, la redazione di “Premium Sport” ha realizzato un’intervista esclusiva all’amministratore delegato del Milan Marco Fassone.
Fassone dichiara: «Un anno di Milan? Lo definirei scegliendo il titolo del film ‘L’anno del dragone’ perché ritengo che ci sia stata un forte impronta della proprietà durante questo anno che è passato in un batter d’occhio perché come in tutte le avventure che ti coinvolgono al 100% il tempo vola via. L’impronta che è stata data trovo che sia moto significativa: io da manager vivo un fortissimo senso di rispetto della proprietà nei nostri confronti.
Dopo un anno vissuto con Mr Li e David Han Li posso dire con serenità che da parte loro abbiamo avuto tutto il supporto possibile, dal punto di vista economico e finanziario, di consigli e suggerimenti e allo stesso tempo ho avuto tutta la libertà di scegliere le persone che oggi sono a capo del Milan, di poter scegliere i giocatori e l’allenatore con indipendenza. Tutte le mie scelte e quelle di Mirabelli sono state discusse e alla fine assecondate ed accolte: la proprietà c’è, è molto presente, si fa sentire e si fa vedere ma con grande rispetto e fiducia per il futuro proprio per questo approccio che hanno avuto e per il rispetto verso la nostra italianità. Questa è una cosa che ci deve ben sperare per il futuro.
Cosa ricordo di quel 13 aprile 2017? E’ stata per me una giornata quasi infantile perché avevo sofferto molto nelle settimane precedenti al closing per il regime d’incertezza che c’era: non ero sicuro che sarei stato capace di sostenere e aiutare fino in fondo la proprietà nel completare questo sogno che era quello di acquistare il Milan. Il closing continuava a slittare e ci sono state grandi difficoltà nel rinvenimento di capitali fuori dalla Cina. Quando è stato versato l’ultimo euro c’è stata quel tipo di gioia che si prova da bambini quando si concretizza una cosa tanto sperata.
Un aspetto sportivo positivo di questa stagione? Quello che mi rende soddisfatto dal punto di vista sportivo è che ora il Milan ha un assetto che ci lascia sereni nel guardare al futuro. Il valore della rosa è importante, questo gruppo è giovane e molto italiano e tutti i giocatori sono coinvolti, ci sono solo 1-2 giocatori ai margini. E se io mi immagino questa rosa integrata da un paio di innesti all’anno nei prossimi anni, per sostituire vari giocatori che usciranno per ragioni d’età o perché desidereranno andare a fare altre esperienze, io vedo una futuribilità bella del Milan. La ciliegina è stata di mettere Rino Gattuso alla guida di un progetto lungo. La decisione di fargli un contratto di tre anni è molto significativa per un mister giovane perché questo è un progetto che deve avere il tempo per essere valutato a pieno e a Rino abbiamo dato grande fiducia per poterlo sviluppare.
La speranza è che Gattuso faccia come Ferguson e Wenger? Quando si fa firmare un contratto di tre anni ad un tecnico così giovane, la speranza è quella che apra un ciclo come quelli di Ferguson e Wenger. Per adesso mi accontenterei se i prossimi tre anni fossero di rinascita.
Progetti dal punto di vista societario? Parlando fuori dal campo, abbiamo fatto tantissime cose anche se meno visibili e tra 3-4 anni avremo un altro stadio per aumentare i ricavi: o uno tutto nostro completamente nuovo o un San Siro rivisitato con l’Inter.
Gli obiettivi della proprietà cinese? Sin dal primo giorno il presidente ha detto di voler investire pesantemente in una squadra che in Cina è un’icona, tanti over 35 hanno seguito le imprese del Milan di Berlusconi e hanno fame di rossonero. Tra 2-3 anni, quando i tempi saranno maturi, vorrebbe anche quotare il club in Borsa: vuole rimanere lui il proprietario e continuare questo ambizioso progetto.
Che presidente è Yonghing Li? Un uomo di poche parole e tanta concretezza: parla poco ma efficacemente. Sicuramente è diverso dai presidenti a cui siamo abituati ma ogni chiacchierata con lui è stata incisiva, come quella di qualche settimana fa quando mi chiese come mai non procedevo al contratto di Gattuso.
Senza Champions sarebbe una catastrofe? No, assolutamente no. Senza Champions League non sarebbe una catastrofe: se in queste ultime giornate non faremo l’impresa, andrebbe comunque bene. Magari si investirà di meno ma tutti i piani presentati all’Uefa e agli investitori sono stati fatti senza Champions quindi i tifosi siano sereni. Ovviamente la prossima estate sarà una campagna acquisti con un saldo diverso tra cessioni e acquisti ma soprattutto per i paletti della Uefa, non per una scelta della proprietà: difficile immaginare l’arrivo di giocatori dai costi altissimi». (dichiarazioni pervenute da Direzione Comunicazione e Immagine Mediaset)
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