FOCUS: Andrea Zavaglia
ANDREA ZAVAGLIA
MILANO – Immagina. Puoi. Vinci. Sceneggiatura: sfondo bianco, come immersi in una nuvola di luce. Uno sportivo al centro della scena. Solo. Orecchie ovattate e occhi in grado di scrutare un’unica cosa, il traguardo. Nel mentre, una voce fuori campo, un’unica voce, lo sostiene, lo invita a resistere, a dare il meglio e a non perdere la concentrazione. Mai. Nessun avversario di cui preoccuparsi, solo lui e l’obiettivo”. Stop. Ciak buona la prima…
SportSmall.it Andrea Zavaglia non è il regista del nostro film ma potrebbe esserlo. L’aria da artista non gli manca eppure, il protagonista della nostra intervista potrebbe aver tranquillamente scritto tale script. D’altro canto di allenare corpo e poi mente ne ha fatta arte di vita. Lavoro. Studio. Impegno quotidiano.
Zavaglia: «Io un po’ artista? Sì ci sta, collaboro anche con una radio. Infatti trovo la musica uno strumento fantastico di divulgazione anche di concetti positivi. Prendi uno come Jovanotti e dici wow! Vorrei provarci anche io: salire su un palco come uno dei suoi o di Elisa e dare la carica al pubblico».
SportSmall.it Bhè Andrea, non avrai tutti i giorni davanti un pubblico da concerto ma col tuo lavoro la carica la sai far ritrovare alle persone e soprattutto agli sportivi: ma mettiamoci subito d’accordo, mr. Zavaglia è…
Zavaglia: «Un life coach, un mental coach, fa lo stesso. Non sono uno psicologo…».
SportSmall.it Un motivatore insomma.
Zavaglia: «Più precisamente…».
SportSmall.it Come ci sei arrivato?
Zavaglia: «Innanzitutto sono stato un triatleta e successivamente, incanalata quell’esperienza, sono diventato personal trainer di Davide Bargellini ex atleta professionista, proprio del mio sport di origine.
Aver allenato, mi ha insegnato anche a non pormi limiti, leciti ovviamente, su come migliorare le prestazioni degli atleti. Poi ho capito che la risposta a questo tipo di domanda è sempre stata li davanti a me. La mente è la chiave. Ho cominciato ad interessarmi al mondo del coaching e ho trovato la mia strada.
I primi frutti di questo mio nuovo percorso come allenatore della mente, si sono visti col pugile Antonio Moscatiello, quando nel 2014, vinse il titolo italiano di pesi welter».
SportSmall.it Come si arriva con tali metodologie a questo tipo di traguardi sportivi?
Zavaglia: «Io e i miei colleghi non abbiamo la bacchetta magica, perché quasi tutto dipende dalla volontà dell’atleta, della cura che ha del proprio corpo, della propria salute, dalla metodologia di allenamenti fisici e soprattutto dal talento a sua disposizione. Il compito dell’allenatore della mente è quello di sostenere l’atleta a non mollare soprattutto nelle criticità, ritrovando insieme, motivazioni nuove o quelle chiuse in qualche cassetto della memoria».
SportSmall.it Ma quanti life coach avrà a disposizione uno come Cristiano Ronaldo dunque?
Zavaglia: «Lui più che un atleta è una macchina ed è il più grande motivatore di se stesso. E’ in grado di porsi obiettivi in continuazione. Non tutti sono Cr7 però ma il mental coach ti insegna in qualche modo ad essere così, perché fornisce agli atleti delle metodologie corrette a livello motivazionale. Le regole sono sostanzialmente quelle di mantenere la concentrazione e la determinazione con continuità in tutti gli allenamenti. Credo che per un atleta avere uno come me al fianco, non rappresenti una scorciatoia ma un continuo mantenere in allarme la testa, la quale così, ricorda continuamente cosa sta facendo».
SportSmall.it Consigli per gli allenatori?
Zavaglia: «E’ importante che si facciano capire, urlare ad esempio è dannoso».
SportSmall.it E gli arbitri hanno bisogno di motivatori?
Zavaglia: «Eh.. nel mio curriculum figura anche il fatto di aver fatto l’ arbitro di calcio e quella per me fu un’esperienza pazzesca. Una full immersion tra nozioni incredibili, tipo, sul come fare ad osservare le cose con distacco rimanendo allo stesso tempo lucidi e determinati. Per non parlare del fatto che quella, fu una scuola dal punto di vista della comprensione delle relazioni umane. Venendo alla domanda, posso dire che i direttori di gara hanno un continuo bisogno di trovare motivazioni. Un quesito che loro si pongono spesso è: ma chi me lo fa fare?…».
SportSmall.it Ma senza arbitro in alcuni sport non si gioca…
Zavaglia: «Appunto. Infatti a breve a questo proposito al Coni Lombardia proporremo un corso motivazionale per arbitri, partendo ad esempio dall’importanza di essere in campo autorevoli e non autoritari. Un momento di formazione legato soprattutto agli sport di contatto come calcio, rugby e pallacanestro».
SportSmall.it Abbiamo poi appronfondito la questione arbitri e non solo con:
STEFANIA CUCCU
Stefania Cuccu è una collaboratrice di Andrea Zavaglia e fa parte di quella cantera di professionisti che lo stesso Zavaglia si è posto di realizzare. (continua dopo la foto)
«Io e Andrea – spiega la Cuccu – siamo due Mental Coach, cioè coloro che allenano la mente. Il nostro ruolo sostanzialmente, è quello di far sì che la testa degli atleti siano attive e resilienti. Nello sport le nostre metodologie aiutano gli assistiti a far concludere loro, le prestazioni al meglio, nonostante il corpo ad esempio, possa chiedergli di fermarsi. Possiamo essere la loro spinta per fargli completare le performance: sia che si tratti di competizioni lunghe o di sprint. I metodi dei mental coach in questo senso, possono uscire dal campo sportivo per approdare e sostenere ad esempio quello del lavoro e, nella nostra cantera, ci occupiamo infatti di diverse situazioni.
Tra le esperienze – prosegue Stefania – quella con gli allenatori è tra le più affascinanti. Si va dallo spiegare loro l’importanza del linguaggio verbale, sino a dimostrare dialoghi efficaci e motivanti da avere con i propri atleti, i quali a loro volta, potrebbero assimilare le tecniche di come visualizzare una performance prima di compierla così da permettergli di arrivare alla gara effettiva con un giusto stato d’animo per affrontarla.
La nostra prossima sfida – conclude – sarà quella di lavorare sugli arbitri i quali dovrebbero essere consapevoli della propria leadership e della loro figura di guida. Il loro prendere decisioni e valutare molte cose contemporaneamente possono portare loro ansie e stress tali da divenire soggetti ad errori o sviste. Potremmo spiegare loro come mantenere la giusta concentrazione per tutta la partita, arrivando alla fine della stessa, integri, anche da un punto di vista mentale nonostante le pressioni esterne del pubblico. Un direttore di gara allenato mentalmente, riesce a schermarsi creando uno stato di flow (o stato di grazia) in cui non sentirà più nulla dall’esterno. Abbiamo dialogato con molti ex arbitri importanti e abbiamo creato un corso specifico che riguarda infatti la gestione dello stato d’animo, la gestione della comunicazione interna ed esterna, la consapevolezza della leadership nonché, la gestione della pressione e quella dell’errore».
NOTE: Andrea Zavaglia è anche l’autore del libro “Attimo Vincente” edito da EKIS Edizioni e stampato a giugno 2019
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